In un seminario organizzato da ANFN Friuli Venezia Giulia ho proposto quella che ho chiamato “una piccola analogia tra diversi mestieri”: il Giardiniere ed il Genitore.
Ho raccontato una storia che parla della relazione tra un Giardiniere ed il suo Ciliegio, di come suo padre, giardiniere pure lui, gli avesse insegnato tutto ciò che era necessario per essere un buon Giardiniere. Di come, nonostante suo padre fosse stato un ottimo giardiniere, avesse coltivato un ciliegio molto particolare del quale il nostro Giardiniere non sempre era riuscito a capire le stranezze, a volte faceva amarene al posto delle ciliegie, e non sempre aveva compreso suo padre che non aveva abbattuto questa strana pianta.
Prima di proseguire ho chiesto ai presenti, quali analogie vedevano tra il Giardiniere ed il Genitore, è qui emerge la forza dei racconti metaforici, ognuno dei presenti viene toccato in punti diversi: condividendo le idee il pensiero diviene fertile ed ognuno viene contaminato da punti di vista diversi.
Così qualcuno ha detto “la semina”, qualcun altro “la cura”, “l’attesa”, ecc. Molti dei presenti hanno condiviso ed è stato bello.
Torniamo alla storia, forse abbattere il ciliegio era troppo ma una buona potatura pareva opportuna, magari di quelle importanti, una capitozzatura. Non sarà mica possibile che un ciliegio faccia strani frutti.
Il Giardiniere, allora, decide che il suo Ciliegio crescerà retto, dando i migliori frutti, profumando l’aria e riempiendo il cuore di bellezza con le sue fioriture.
Un giorno trovato un germoglio lo porta nella sua serra, comincia a curarlo, qui le attese e le aspettative si alimentano ed il giardiniere si inorgoglisce invita gli amici, parla con il ciliegio e gli racconta quanto sarà bello e quanto saranno buone le sue ciliegie finché non c’è il classico colpo di scena: il ciliegio non è un ciliegio.
A questo punto il Giardiniere comincia un percorso di crescita: l’accettazione di una realtà diversa da quella che ci si aspettava è spesso una salita che ci mette in discussione profondamente, in questo caso afferisce al rispetto profondo della persona ed è forse più difficile trattandosi di un figlio che abbiamo cresciuto e curato e sul quale, talvolta, abbiamo proiettato sogni e speranze.
Ecco che la condivisione amplifica la storia e sono i partecipanti all’incontro che riempiono di significati e di senso questo momento condividendo il loro pensiero e qualche episodio della loro storia.
Si racconta della difficoltà di essere genitori oggi, di come ci sembra che sia stato diverso per i nostri genitori che ci hanno cresciuti in contesti ed in tempi diversi di come è stato diverso con i primi figli e con gli ultimi.
Possiamo trovare conferma del nostro pensiero, ma anche trovare nuovi spunti di riflessione per guardare in nuove direzioni. Alla fine, ci si conosce un po’ meglio, e, arricchiti, si esce tutti sorridenti.
Quando due o più Genitori si ritrovano e parlano di questo fantastico mestiere si scopre allora che non è male, che non siamo male, che “In effetti è una gran confusione; ma è anche un frattale” (cit. “Il rifugio”, W. Paul Young, edito da BUR.)
Il frattale è una figura geometrica caratterizzata dalla proprietà di riprodurre la figura di partenza ad ogni scala è semplice ed estremamente complessa. Un esempio è il broccolo romanesco.
Così tra ciliegi, broccoli e frattali l’invito è ad incontrarsi, a confrontarsi.