Nella scuola per genitori che seguo e in cui insegno, a Macerata, inizio solitamente il percorso parlando, non dei figli o del tipo di relazione che abbiamo con loro, ma proprio dal nostro essere genitori. Infatti il titolo del primo incontro è: IO GENITORE, che ha come obbiettivo quello di riflettere su che tipo di genitore siamo (autoritario, permissivo, autorevole…), che tipo di costruzione abbiamo a proposito di questo ruolo e che tipo di rappresentazione abbiamo della famiglia. È importante partire da qui, per avere quelle consapevolezze che sono poi necessarie alla formazione del nostro progetto educativo. Non è, infatti, per nulla scontato immaginare e realizzare un preciso progetto educativo, che sia insieme il nostro e quello del nostro partner, perché il più delle volte ci troviamo, senza saperlo o senza poterci far nulla, all’interno di quella che si chiama la “logica di potere”, invece che essere in quella benefica ed efficace “logica delle risorse”. Quante volte sarà capitato anche a voi di dire o fare qualcosa con i vostri figli che vi rimanda alla figura di vostro padre o di vostra madre, come se questi si fossero in quel momento incarnati in voi, tanto da esclamare: “assomiglio a mia madre! Assomiglio a mio padre! Mia madre diceva così….sembro lei!”. Inevitabile che nelle nostre relazioni si perpetui, spesso in modo automatico e reattivo, una sorta di copione familiare per cui siamo in base all’imprinting ricevuto. Assomigliamo alle nostre figure di riferimento perché in modo incisivo e profondo, per un lungo periodo di tempo, le abbiamo respirate, vissute, guardate, subite, ascoltate…con la conseguenza che molti dei loro aspetti, atteggiamenti e modi di fare o di essere, avendo preso dimora dentro di noi, si replicano nella relazione che noi avremo con i nostri figli. Siamo nella logica del potere quando tutto questo si perpetua in modo “dipendente” da quel passato, facendoci reagire verso i nostri figli secondo un canovaccio già noto perché assorbito nella nostra infanzia, andando in reazione a seconda di ciò che fanno o dicono i figli, senza seguire però un preciso progetto educativo.
Ragionare e riflettere sull’Io genitore ci permette, dunque, di prendere contatto con questa realtà, lavorarci, approfondirla ed uscire così dalla dipendenza dell’imprinting, per avere un nostro precipuo e autentico modo di essere genitore, perché scelto e costruito sulla base di come voglio essere e di chi voglio essere.
Un altro modo per restare incastrato nelle “logica del potere” è quella di dirsi: “come hanno fatto i miei genitori non farò mai! Come sono stati i miei genitori non sarò mai! Mio padre mi sculacciava, io non alzerò un dito su mio figlio! A me è mancata la libertà e il benessere, a mio figlio non deve mancare nulla!”. Sono tutti ragionamenti e pensieri legittimi e umani, con la conseguenza però che purtroppo ci pongono in quella che si chiama la “controdipendenza”, per cui: desidero distaccarmi da quel passato e da quelle figure di riferimento e cercherò di non ripropormi allo stesso modo. Il problema è che seguendo questo ragionamento mi fermerò qui e non andrò a costruire il “mio modo di essere genitore”. Questo significa che limitarsi a non essere come erano gli altri o a non fare come facevano gli altri, ci fa solo reagire e restare nella dipendenza, senza permetterci di ragionare, scegliere e applicare in modo assertivo il nostro nuovo modo di essere genitore, che ci farà dire: “voglio essere così!”, sulla base di una precedente scelta valoriale che abbiamo fatto. Il tema dei valori è un argomento che fa breccia nel cuore dei genitori, perché spesso si rendono conto di non averci riflettuto abbastanza da averli così chiari e così presenti da indirizzare il loro essere e il loro fare. Avere una mappatura dei valori significa essersi chiesti: “che genitore voglio essere? Amorevole, affettuoso, autorevole, empatico, accogliente, capace di ascoltare….tutte queste sono risposte diverse da quelle che abbiamo descritto sopra in cui si dice: “sono come mia madre!” oppure “non sarò mai come mia madre!”. I valori ci permettono allora di entrare nella sopra citata “logica delle risorse”, all’interno della quale possiamo essere liberi di inventarci, costruirci, crearci come genitori in base anche al contesto che abitiamo, all’epoca che viviamo, all’identità dei figli che abbiamo, al modo di essere e di fare mio e del partner e di che tipo di coppia genitoriale vogliamo essere insieme.
A volte aiuto i genitori a riflettere su questo tema usando degli stimoli, come ad esempio un questionario, che ha come scopo quello di far emergere la loro costruzione del mondo, proprio perché maggiore consapevolezza hanno, più è facile che siano in equilibrio e quindi meno reattivi e più autoefficaci.
Provate anche voi a rispondere alle seguenti domande:
- Per fare bene il genitore è importante ….
- Per stare bene in famiglia è importate ….
- Dai miei figli mi aspetto che …
- Ciò che non sopporto nella relazione con i miei figli è…
Rispondendo alla prima domanda prenderete coscienza di quali sono i “doveri” che vi imponente nel ruolo di genitore.
Nella seconda emergeranno i vostri bisogni affettivi ed emozionali
Con la terza individuerete le aspettative e le visioni legate al futuro, mentre con la quarta domanda avrete modo di scoprire i nodi critici e potenzialmente conflittuali che creano il disagio.
Sapere tutto questo sicuramente aiuta il genitore, ma non dimenticate che la scommessa educativa sarà: fare tutto ciò che vi sembra giusto, sapere allo stesso tempo che non tutto dipenderà da voi e non per questo smettere di farlo!